CRITICA
I CONTENUTI - LA CIFRA STILISTICA

Le visioni della Mantovani ci aprono una prospettiva, non mediata dalla ragione, sulle dinamiche emotive, i travagli e le tensioni della donna occidentale. La fruizione dei contenuti è così drammaticamente immediata, così coinvolgente da non permettere indifferenza, distacco. L’artista gode di una privilegiata visuale e tutto il suo sforzo consapevole pare indirizzato ad acquisire quella tecnica che le consenta di recuperare quelle visioni che inspiegabilmente, artista-tramite, affiorano alla sua coscienza per restituirle, codificate in immagini, soprattutto a se stessa. Il mondo che rappresenta è semplicemente costituto dall’emotivo universo femminile, intrappolato tra il respiro indispensabile della passione e le insormontabili difficoltà, in una estenuante lotta quotidiana, tra battaglie ora vinte, ora perse, momenti di alienazione e rarissimi momenti di gioia. Le donne della Mantovani si muovono dentro palcoscenici urbani alienati da qualsiasi funzione di appartenenza, ridotti a semplice contenitore. L’evoluzione alla quale assistiamo con queste due opere, ovvero la sostituzione degli scenari urbani con contesti naturali, in parte occupati da diroccati edifici civili, rappresenta un importante sviluppo: la natura si riappropria del suo spazio, le energie primordiali reagiscono. Anche il nudo non è casuale; unica speranza è l’istinto, la distruzione, l’abbandono della ragione.
a cura di Stefano Luca
da INTERCONNESSIONI
I CONTENUTI - LA CIFRA STILISTICA

"...madri, sorelle, figlie di qualcuno o forse nessuno, sempre meravigliosi FIORI DI STRADA"
E' così che l'artista Rosy Mantovani racconta e descrive a parole le sue donne, quelle che dipinge e sono protagoniste di storie velate sulle sue tele, "anime perse nel loro essere...in perenne cerca dell'amore", come si legge nel canto in versi dedicato alle donne dell'artista, dall'amico Fabio JK Cavallo aka Poeta Maledetto. La pittrice pavese traduce attraverso una palette di colori cupi, ma al contempo trasognati, un esistenzialismo ombroso che descrive in maniera emozionale quello che è il nostro contemporaneo, da un punto di vista sociale e ponendo il focus sulla figura femminile. Il perno di tale ricerca si fonda sul tedio metropolitano, sulla paradossale solitudine che si nasconde tra le ombre dei palazzi, delle piazze, del caos urbano, dove si è parti definite di una indefinita massa. Solitarie figure si aggirano nelle opere della Mantovani. Donne dai tratti molto belli dai cui volti, tuttavia, traspaiono i chiari segni di una indeterminatezza di sentimenti, commistioni di malinconie, tristezze, sogni e speranze che faticano ad emergere dal torpore del grigio urbano. E la città, sullo sfondo, sembra quasi disfarsi, come fosse immersa in una atmosfera nebbiosa, che non permette alla luce, se non quella artificiale, di aprire varchi vitali. Tempeste di pioggia e sentimenti paiono abbattersi su queste anime, che vivono nei luoghi più lontani della vita e della città. E alla maniera di Sartre, o, secondo lo spirito di Baudelaire, per cui "Nulla eguaglia in lunghezza quei giorni zoppicanti in cui, sotto pesanti fiocchi di nevose annate, la noia, frutto della triste indifferenza, assume proporzioni d'immortalità", come scriveva nel suo Les Fleurs du Mal, si apre un parallelismo ontologico con il concetto di una sorta di indifferenza di moraviana memoria, che deriva dall'aver, tuttavia, rinunciato alla felicità senza neppure accorgersene. Negli occhi delle donne dipinte dalla Mantovani, che nel realismo dei tratti e nella pennellata sicura, per quanto fluida ed evanescente talvolta, troviamo un lirismo delicatissimo, in bilico tra oblio e volontà di sopravvivere, come fiori di strada, fiori che, non liberi come nei campi, ma ingabbiati tra cemento e solitudine, tentano di trovare il proprio posto, pur sentendosi, spesso, fuori luogo. Alienati animi che cercano una ragion d'essere che trovi la forza per non cedere all'abisso dell'umore contrario. E mentre la bellezza decadente ci incanta, ancorandoci ad un'idea di estetica che trova nella malinconia una bellezza sottile, ma invisibile a molti, chiara, appare, invece, la maestria tecnica con cui la pittrice si muove sulle sue tele. Il duopolio tra le parti messe a fuoco e parti trattate come fossero sfocate, avvicina alle istanze della fotografia, a cui, invero, le composizioni semiotiche della Mantovani sembrano fare riferimento, in parte. E' il nostro tempo quello che si riversa nelle opere dell'artista, il nostro tempo che viene tradotto, da un punto di vista formale e da un punto di vista emozionale. Lasciano riflettere dipinti come questo, in cui sella bellezza e sul dato oggettivo, è il dato soggettivo che prende il sopravvento e si fa luogo universale per interrogare il nostro sentire.
a cura dello staff della Galleria Farini
da ARTE A PALAZZO - L'ebrezza del contemporaneo - V collettiva
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Nella solitudine della strada in pochi riescono vedere la vita di anime perse nel loro essere, in cerca di una collocazione o di una che sia posizione, magari solo di un abbraccio di calore in perenne cerca dell'amore. Questo perchè gli uomini sono accecati dal grigio della triste egoista ed arida insensibile società che ha reso schiavi i loro occhi alienati. Non si accorgono che la pioggia cresce i semi dell'asfalto come per magia e degli sguardi rivolti verso l'alto non ne vedono la bellezza nè possono coglierne l'essenza.
Nel componimento di Fabio JK Cavallo aka Poeta Maledetto, caro amico di Rosy Mantovani, si attua un parallelismo concettuale con il linguaggio pittorico dell'artista pavese, che ha dato origine al filone intitolato proprio Fiori di Strada, di cui in Galleria Farini è esposta l'opera Untiteld del 2014. L'arte della Mantovani potremmo definirla esistenzialista, alla maniera di un certo cinema autoriale che tra i set di Cinecittà vide il suo apice nel secondo Novecento. E' una pittura che, prendendo in prestito alcune caratteristiche del graphic design, professione dell'artista, oltre l'arte, delinea con puntualità descrittiva la nostra contemporaneità, da un punto di vista emozionale ma anche antropologico. L'esistenza nei suoi aspetti più malinconici, più solitari, che trova una duale lettura nell'ambiente che circonda i soggetti dipinti. E' la civiltà in senso stretto, il suo tedio, i disagi metropolitani, che spostano l'identità verso un'indefinita massa di solitari che colpisce Rosy Mantovani e che li porta nella sua ricerca. Una solitudine che si rivela un ossimoro per un mondo sempre connesso, sempre alla ricerca di un modo di comunicare ma in lontanaza, un mondo che vive nelle periferie della vita, incurante dell'appartenenza sociale, un mondo che soffre ad ogni latitudine, desolato tra il progresso o nella povertà, tra distese di cemento o aridi campi. Tale visione, in Fiori di Strada e nel dipinto Untitled è presentata attraverso immagini di grande potenza espressiva, di taglio fotografico, materiche che pure sembrano come disciogliersi, in una sorta di decadimento che si attua nei contorni, negli spazi circostanti i soggetti, molto spesso donne chiuse e perse nei loro pensieri. Sfocature che paiono simboleggiare una perdita progressiva di identità, di consapevolezze, di felicità e speranze. E i fiori a cui si riferisce la Mantovani quali sono? I fiorni nel cemento, quelli che trovano ragion d'essere anche laddove tutto sembra ormai oblio o sono paragonabili ai budeleriani fleurs du mal? Forse entrambi o probabilmente sono emblema di un ultimo tentativo di trovare delle radici senza abbandonarsi ai moti della decadenza storica della solitudine post contemporanea.
a cura dello staff della Galleria Farini
da ARTE A PALAZZO IV collettiva
I CONTENUTI - LA CIFRA STILISTICA

Rosy Mantovani dà ai suoi ritratti il senso della sospensione emozionale: sono i fiori di strada che attraverso lo sguardo raccontano il disagio di vivere contemporaneo. Resi con una tecnica sapiente, padrona di ogni singolo tratto, i suoi personaggi introversi ed inquieti vivono in attesa del sole e della luce. Ambientazioni metropolitane e cittadine, stanze semibuie, interni spogli dalle geometrie semplici e sintetiche dipingono il grigio dell'esistenza. Il tempo si blocca e nel silenzio generale si avverte solo l'urlo del pensiero. Sono fiori di strada questi meravigliosi personaggi che sanno ancora sentire il bruciare dell'anima, in contrasto al grigio della città, laddove tutto appare omologazione e vuoto. Con estrema determinazione combattono il malessere esistenziale di una realtà indifferente e desolata. Quella periferia dai muri sporchi e dalle strade desolate, quegli spazi metropolitani sconnessi ed apparentemente caotici sono testimoni indifferenti e muti: sfumati sullo sfondo rappresentano emozionalmente la desolazione ed il senso dell'abbandono in cui i fiori di strada di Rosy Mantovani combattono contro il dolore dell'esistenza.
a cura di Emanuela Fortuna
da URBAN SOUL
I CONTENUTI - LA CIFRA STILISTICA

La pittura di Rosy Mantovani, giovane artista intensa e sensibile, è avvolta in sfumature e velature che conferiscono all'opera un elevato senso introspettivo evidenziando nei personaggi ritratti il disagio, lo stato d'abbandono, le problematiche sociali di alcuni ragazzi (fiori) di strada, portandoci ad una riflessione, silenziosa e profonda.Stazioni deserte, luci soffuse ed i suoi personaggi in primo piano. Mi piace sempre di più questa talentuosa artista che da poco si è affacciata al mondo complesso dell'arte contemporanea, ma lo ha fatto con idee chiare che mi hanno coinvolto emotivamente.
a cura di Mario Mazzoleni
da SUMMER CONTEMPORARY ART 2013